venerdì 5 settembre 2014

L'abbandono di Hanky

I mutamenti, molto spesso, sono cosa buona. A me, per esempio, m'è spuntata un filino di pancetta da birra. Mai avuta. «Orrenda» direte voi e invece no.
Mi spiego. 
Stasera ho trascorso più della metà della giornata appresso ad anime splendide. Ho fatto, quasi alla rovescia, il percorso di Hanky: dal ritorno a casa, fino all'osteria. 
Ho raccontato, da buon giullare quale ho scoperto di essere, il rumore di certi passi fatti durante questi trent'anni (o quasi). Da Parigi a Londra; da Dublino a Catania. Ho sentito il calore di una mano su una coscia, lo sguardo lucido di chi mi stava davanti e il calore di un risata uscita calda da labbra accanto alle mie. Poi giù, una discesa rapida sulle disavventure passate. La promessa di un anno da trascorrere insieme e il singhiozzo di un via vai tra nord e sud. 
Bicchieri vuoti, bicchieri pieni e così via. 
Ricordando la mia, ormai, vissuta e rivissuta solitudine, davanti alla vetrina del negozio di un fotografo, m'è sembrato che certe bugie, il menefreghismo banale di un amore fatto a brandelli e il doversi ricordare particolari ormai sbiaditi dall'orrore di un sbaglio durato anni (il mio, a questo punto) fossero arrivate a una fine. Ciò che di definitivo s'aspetta. Quello che oggi è arrivato con un fotogramma abbronzato e sorridente.
E allora, a pochi passi prima di mettere piede a casa, adesso, una cosa pare essermi definitiva: c'è chi torna dal passato da vigliacco e falla il tempo nella speranza di una risposta positiva, chi, invece, arriva dal futuro, promettendo un presente poco rassicurante e che persevera vecchi sbagli, e chi, pur avendo viaggiato attraverso il tempo (dal non-tempo al tempo-diretto), mi si siede accanto e mi dice «Non preoccuparti, andrà tutto bene. Fidati». 
Tonf! E la mia mano s'affossa beata fra le sue.  
Ed è questo il mutamento di cui vi parlo. Quello buono. Un pancia rigonfia di birra, che è discussione prolungata, un cameriere ciondolante, uno sbiascico di troppo. Il passato che si sgonfia. Un bacio covato dentro lo stomaco, ora lievitato, che aspetta lo sgonfiarsi di un'effimera nottata salata, che sa di donna; di te che sei pancia gonfia e risata spontanea.  
E anche se dovessi smagrirmi, a quel paese tutti, spero che le mani di cui vi parlo perseverino nell'afferrarmi. 
Davvero. 


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