giovedì 29 dicembre 2011

La "Top Five" di Hanky

Capodanno alle porte e rendiconto sul fatto e sul da farsi nel prossimo anno? Scrivo il solito post bonario o cinico scartando pessimi pensieri o esaltando delle promesse future? Niente di tutto questo. Sulla scia di Hornby, dopo aver fatto colazione ed essermi spalmato sul divano con il mio cagnolino che si è addormentato sulle mie gambe, con la testa riversa sul mio interno coscia, mentre la sua zampetta si muove aritmicamente (perchè almeno lui sta sognando) vi elenco le mie cinque cose da fare assolutamente prima dei novant'anni.

1) fare almeno un viaggio, di discreta lunghezza temporale, in Asia.
2) riuscire a scrivere un best-seller considerandolo il mio peggior lavoro.
3) visitare NYC e sostare davanti al Dakota per almeno dieci minuti
cantanto "Across the universe" a mente.
4) fare un figlio (perchè ho bisogno di sapere che qualcuno continuerà a far danno
portando il mio cognome)
5) Fare una sfida di drum&bass con Sting, Paul Mccartney e Roger Taylor, mentre,
nell'altra stanza, c'è Bowie che prepara un drink per tutti e Richards che vomita in bagno
smaltendo l'ultimo Jack bevuto la sera prima.

giovedì 22 dicembre 2011

Merry Xmas da Hanky

Questa notte non ho molti pensieri per la testa, ma ce ne sta uno che mi firria vorticosamente da un paio d'ore. L'immagine del mio canuzzo che ansima con asma annesso, per problemi di salute. Io ho vissuto i suoi dieci anni di vita, fino ad oggi, e vi posso assicurare che sono stati i dieci anni più belli della mia vita. Prima di allora non mi ero mai innamorato così follemente di qualcuno. Il che comprende sia Teo che l'altro amore della mia vita. So che qualcuno di voi mi legge con frequenza, e so pure che, fra chi so che legge, ce ne sta qualcuno che lo fa (una donna in particolare) in assoluto segreto. Se Teo avesse un suo computer e sapesse cosa sia internet non esiterebbe un attimo nel cercarmi e nel leggermi, per poi contattarmi in caso di lontananza. Purtroppo mi tocca avere a che fare con voi umani (uomini o donne che siate) e mi rendete il compito molto difficile. Buona parte delle persone che amo non le vedo mai, vuoi perché vivono lontani, vuoi perché si ostinano a vivere, appositamente, lontani da me. Il fatto è che un cane, un  Cavalier, è per sempre. Dorme con te, mangia con te, si affeziona al tuo divano e fa di tutto pur di compiacerti. Questo vale, forse, per qualsiasi essere canino, soprattutto se vive in appartamento senza troppe fatiche e smancerie. La vita è fatta di questo. Gente che esce ed entra dalla porta di casa tua dicendo buongiorno e buonanotte, e amori che rimangono per sempre seduti sul tuo divano per qualsiasi stupido motivo tu lo voglia e lo faccia. Niente che riguardi l'automa, attenzione. E' solo una questione di simbiosi automatica e magica. Non ho mai chiesto a Teo di volermi bene, né tanto meno lui, ha fatto di tutto per spiegarmi il perché della sua devozione assoluta. Di padrone ne esiste uno solo, ma di amori veri ce ne possono essere tanti, e non per forza uno in sostituzione dell'altro.
Questo Natale non ho fatto regali a nessuno, per il secondo anno consecutivo, e di contro non ne voglio ricevere. L'unica cosa che vorrei è vedere una carrettata di sorrisi e abbracci del tutto sinceri, ma mai innocui. Quello che voglio è che si spenda un po' d'affetto a cazzo, senza pensarci due volte, purché sia naturale e se volete, anche alcolico, perché no.
Questo è il mio augurio per tutti voi, senza morale e senza crisi mistiche.
Non promettete mai nulla, e adoperatevi per aprirvi mani e braccia, per questo 2012 che sta arrivando.
Il vostro solito Hanky

martedì 20 dicembre 2011

Una lacrima per Hanky

Metti che una sera esci con il tuo migliore amico, chiacchieri, bevi, decongestioni le tue mani con qualche scotch a portata di mano (perché fuori fa un freddo che non vi dico) e che poi ti ritrovi solo con li tuo bicchiere ancora pieno e che da fumare ancora ne hai. Metti che l'oste ti passa i Beatles e per te va bene così. Prendi, poi, cinque minuti della tua vita in cui, seduto come un cagnolino in dormiveglia sotto alle gambe del padrone, sei al bancone e ti accorgi che qualcosa non va per il verso giusto. Non per te, attenzione, ma per chi, per un paio d'anni, ti ha servito da bere e a cui tu hai chiesto di sorridere ad ogni drink servito. Metti che, dopo mezzo pacchetto di sigarette (perché stasera hai i soldi precisi precisi per poter comprare un pacco di Marlboro) ti viene voglia di chiacchierare con un paio di vagabondi e che poi non ti vada più. Aggiungi che hai urgente bisogno di avvicinarti al bagno, per ovvi motivi, e ti trovi ad estorcere la verità da chi, pochi minuti prima, è scappato da qualche parte per rifugiarsi, e che ora sta ultimando la sua giornata di lavoro. Includi pure il fatto che, quando hai raggiunto la "zona bagno" ti si amplifica un'umanità poco tua, tanto da chiedere - "come stai tesoro?" e per risposta ricevi fumi di lacrime tanto da estorcere a forza la verità (che era meglio non saperla). Metti che arrivi per sotterfugi a capire cosa succede, tanto da regalare, in un attimo di estrema sensibilità, un abbraccio che non servirà di certo a nessuno dei due ma che, per puro egoismo e per affetto infinito verso chi ti droga con l'alcol, sera dopo sera nella sua vulnerabilità, ti serva a capire le cause del suo dolore. Metti che tu hai bevuto come un forsennato e che vuoi tornare a casa e che dopo l'ultima sigaretta dici "se piangi di nuovo ti mollo un cazzotto" mentre stai guadagnando la fine del bancone. Aggiungici pure che fuori piove (cacchiarola quanto piove) e che tu corri con le tue Clarks nere, fino alla macchina bestemmiando come un turco italiota. Metti che ora hai sonno e che hai capito che va bene l'affetto, ma un abbraccio a te non l'ha regalato mai nessuno. Metti pure che fra un anno esatto ci sarà la fine del mondo. Ti dico solo che, adesso, che ho le dita calde e ti scrivo, un bicchiere d'alcol non vale mai quanto un sorriso di una persona cara. Soprattutto se contornato da occhi tenerissimi e sinceri (e provocato a forza, quasi estorto).
Notte gente.
Il solito Hanky

venerdì 16 dicembre 2011

Il negozio del fotografo

E' notte fonda, fuori fa freddo e sai che prima o poi devi rientrare in casa. 
Sei ancora dentro al pub, ordini la birra della staffa e cerchi di masticare meno parole possibili pur di finire il solito "grande discorso" di fine serata con l'ultimo amico rimasto (in piedi). Finisce tutto in meno di dieci minuti  e l'unica cosa che puoi fare è alzare il bavero del cappotto, affrontare l'uscita del locale e dirigerti verso la macchina. 
Hai parcheggiato a due incroci più in la e tu non hai fretta. Mano in tasca, accendi l'ultima sigaretta e ti avvii. Primo semaforo e pensi di non essere poi così ubriaco. Al Secondo, superato l'ultimo incrocio, pensi solo al freddo e a quella gran topolona sconosciuta che fumava di fianco a te, meno di un'ora fa. 
Mancano pochi metri, ma il tuo sguardo assonnato, molto assonnato, quasi con gli occhi a fessura, si corica, letteralmente, sulla vetrina di uno studio fotografico del centro. 
Lo sapete come sono fatte no? Tutte uguali. Banalmente identiche. In pratica noti subito la foto di due bimbi sullo scaffale della parete centrale. Poi, quattro parenti intere, tappezzate di foto giganti, neanche fossero dei Renoir, di spose. Lo sposo, ovviamente, è confinato in qualche parte invisibile ad occhio nudo, un po' qua e un po' la, che per trovarlo devi leggerti le istruzioni del famoso gioco pubblicato all'interno della settimana enigmistica "Trova l'intruso". 
Guardi le spose e sembrano quasi tutte dei capolavori di ritrattistica. Alcune pompose, altre soddisfatte, altre, ancora, con le gote rassegante all'incipiente vecchiaia. Proprio lì, in vetrina, ce ne sta pure una che sorride con un solo lato della bocca. Ma come fa?
La macchina è vicinissima e da quella vetrina non ti sposti. Birra finita, sigaretta finita e fuori fa freddo; molto freddo. Chissà chi fra queste donne è ancora sposata, chi ha un figlio e chi fa collezione d'amanti. Immagini che beffa sarebbe se la maggior parte di loro fosse già separata o divorziata? Eppure sono là, appese ad un muro che sorridono e ostentano l'enigmatica ragione per cui una donna sposata è felice. Ma lo sposo dov'è? Io sono sempre stato scarso nel trovare l'intruso, ma so per certo che se l'avessi trovato, lo sposo dico, avrebbe lo sguardo di uno che ha speso un sacco di soldi per non finire, poi, neanche in una squallida vetrina di un fotografo puzzone che vive in centro. 
Quella sera la vita l'ho presa così. Tu vivi grandi amori, gli altri ti fotografano felice e poi appendono in vetrina solo il sorriso di lei. Tu, in realtà, sei sempre stato l'intruso. Altra birra, altra corsa. Fra poco raggiungo l'ultimo pub della città, ma bisogna parlar piano, perché l'intruso beve sempre da solo e in silenzio. 
(A.M.)

lunedì 12 dicembre 2011

"C'erano solo tenebre e nulla più"

C'erano strani cani ricurvi lungo la via e quasi tutte le luci dei lampioni non facevano altro che balbettare. Camminavo a filo del marciapiede, quasi che il nero dell'asfalto si perdeva con l'inquietante profondità del blu di quella sfortunata notte. Le mie scarpe, sporche di terra e di pioggia, emettevano un suono appiccicoso e malinconico e più correvo, più mi si indebolivano le caviglie.  Cercai disperatamente di guadagnare quanta più strada possibile. Loro erano non molto lontani da me ed io ero l'ultima preda del giorno rimasta. Ero solo e spaventato e di certo quelle bestie non avrebbero smesso di darmi la caccia. Una vecchia macchina francese, forse una malandata Peugeot, di sicuro un relitto vomitato dagli anni ottanta, era parcheggiata sopra un cespuglio e trasudava un senso d'abbandono intriso di un cinismo tale che non ne sarebbe stato padrone e capace neanche il peggior detective della Chicago degli anni venti. Avevo molta paura, sopratutto delle ombre deformi che mi galleggiavano proprio sopra i marciapiedi. Mi fermai accanto a quel rottame di macchina. Avevo di fronte solo un enorme lampione e l'umido tremendo di quel posto mi aveva già raggelato ossa e sangue. Sull'asfalto non ci stava niente. Solo le impronte delle mie luride scarpe e la mia ombra gettata per terra dalla luce della strada. Non era ancora mezzanotte e quel posto tutto era tranne che un trionfo della speranza. Della mia speranza di tornare a casa, vivo. [...]
A.M.