giovedì 29 novembre 2012

Tecnicamente (Lettera aperta al blog di Hanky, di Simone Cassarino)

Caro Hanky, cari lettori. 
Tecnicamente, in un governo quelle decisioni prese dai tecnici, non sono tecniche, ma politiche. Il politico-tecnico, tecnicamente, è come un idraulico: se sei fortunato ti sistema i tubi, se sei sfortunato, si fà anche tua moglie. Tecnicamente! 
Tecnicamente, dai Monti alla Passera ci sono tanti idraulici, in un'assemblea fra tecnici, dove tecnicamente, discutono di giunture da sistemare, e tubi da cambiare, riducendo comunque il flusso d'acqua. Tecnicamente, l'acqua serve, ma è dei tecnici che potremmo fare a meno. 
Tecnicamente un muratore è un tecnico, ti può costruire la casa e, se è bravo, le fondamenta sono solide. Altrimenti, ti crolla addosso. 
Peccato che tecnicamente il muratore incapace, quando costruisce il suo di tetto, smette di essere un incapace, diventando tecnicamente minuzioso. E' con il mio di tetto che è approssimativo (gli crollasse a lui in testa...sempre tecnicamente eh?). 
Il problema, infine, è che "tecnicamente" non si possono sedere in Parlamento idraulici o muratori, anche se "politicamente" sarebbero più politici dei tecnici e chi lo sa, magari riuscirebbero a risolvere realmente i problemi di un popolo.

di Simone Cassarino

sabato 24 novembre 2012

Tutte le volte che dico addio

Mi accendo la pipa e mi siedo. Davanti a me ci sono due mie cari amici. Amicizie da pub. Amici autentici. Naturali. Si chiacchiera e si ride. Si parla di politica, di sfruttamento del lavoro. Alzo la voce sulla disumana condizione degli extracomunitari che io amo chiamare "gente del mondo" e ci si commuove. Beviamo. Un sorso al mio bicchiere, uno a testa, i due ai loro bicchieri. Stringo la pipa, faccio un paio di boccate e mi libero sopra le teste di tutti seguendo il fumo del mio tabacco. Siamo tanti e siamo in pochi. Noi tre a quel tavolo. Sentiamo profonda la nostra non diffidenza e percepiamo ancora più forte la voglia di parlare con chi non la pensa come noi. «Qui manca il pluralismo», dice Marco. «Abbiamo sempre ragione solo fra noi pochi», sostiene Nello. E si va avanti, per ore. Il tempo passa così in fretta che arriviamo quasi a baciare l'alba. Gli occhi sono ancora lucidi, soprattutto i miei. Poi un saluto veloce e si va a casa. La mia macchina è lontana e da sotto il cielo, piccolo come sono, piove. Le mie scarpe di tela singhiozzano sopra le pozzanghere e finalmente entro in macchina. Sono al sicuro, sul sedile del guidatore e penso: «quante di queste discussioni gli altri fanno?» Spero tante. Infinite. Spero di far parte della massa. La stessa che per me significa popolo. Significa identità, dignità umana. Penso a chi crede in Dio e viene deriso. Penso a chi non ci crede e viene ugualmente umiliato, sbeffeggiato. Rifletto sulla non dignità umana di questo paese. Penso a me. A voi. E a fatica, riesco a chiudere gli occhi, nella speranza di svegliarmi domani e di avere ancora la voglia di scrivervi, con la mia solita rabbia, con il mio inguaribile caratteraccio, con la voglia di sentire la vostra voce che mi critica e mi approva."