mercoledì 29 febbraio 2012

Un bicchiere con: Alberto Minnella (intervista su Noir Italiano)

Alberto Minnella, classe 1985 (la mia, tra le altre cose), siciliano di Siracusa, articolista di giorno e scrittore noir di notte. Appassionato di musica, collabora con varie testate isolane. Ha dato vita a un blog nel quale ha preso forma il personaggio di Hanky, alter ego dell’autore e figura perfetta per un noir ambientato in una Siracusa sconosciuta. L’idea di un blog nel quale non è l’autore a parlare bensì il suo personaggio mi è parsa stravagante e originale. Per questo ho deciso di chiedere spiegazioni al suo creatore...
(l'intervista continua  su Noir Italiano)

mercoledì 22 febbraio 2012

Heroes (and I, I'll drink all the time)

Le notti passano in fretta, si sa. Soprattutto se le passi a dormire. Io non dormo mai, ma non è una scelta. E' così e basta. Capita pure, delle volte, che mentre attraversi l'umido delle serate siciliane, e respiri forte l'odore della notte, riesci a inebriarti di eventi lontani, come fossero vita su Marte. Attimi dispersi nel tempo e presenti nella memoria dei solchi delle pieghe delle mani. Quando questo non accade, sei solo, con un brano in sottofondo (onirico, malinconico e rabbioso) e che stringi forte lo sterzo e te ne fotti delle buche, delle pozzanghere e del fango che s'incolla alle portiere della macchina.
Altre sere, invece, sei nel presente e hai qualcuno accanto. Gli abbracci, i baci e le smorfie buffe. Le tue.
Capita che di notte le persone non siano sole, e per fortuna capita pure a te. Capita che qualcuno diventi padre, che dall'altra parte del mondo un adolescente crede che una ragazza sia l'amore della sua vita. Per sempre. Capita anche a te di pensare "per sempre". Un "per sempre" fatto di quell'eternità paradossale. Attimi infiniti di un presente semplice, profumato, elementare. Come il sapore del primo sorso che dai alla birra. La prima sigaretta del mattino. La sensazione della pelle appena rasata.
Ecco, come quando esci dalla doccia, con la pelle priata e rilassata dal getto d'acqua bollente. Come quando inizi a sentire freddo e ti strofini addosso l'accappatoio. La sensazione del fon sui capelli bagnati.
Da qualche parte, lì fuori, c'è un neo papà, dicevo. C'è anche un bambino che soffre di tachicardia per amore. Chi si lava le mani sporche e chi si asciuga i capelli dopo un temporale. Da qualche parte, vicino a te, c'è qualcuno che non fa finta d'aspettarti, ma sta lì, immobile, che sa che prima o poi arriverai.
Ho sentito le saracinesche del pub chiudersi. Il rumore degli pneumatici sfidare l'acqua sull'asfalto. Il mio ego rattrappito dal passato che muore e la mia faccia che si stende, piano piano, senza fretta, come quando il sole di metà mattinata t'asciuga il balcone bagnato dal temporale notturno.
Il solito Hanky

venerdì 10 febbraio 2012

Hanky Fashioned

Arrivi a casa che sei una pezza! Un panino alla tua sinistra e un pacchetto di Marlboro alla tua destra. Hai bevuto, sì, ma non sei poi così incosciente. Mastichi, rumini e fumi. Hai già bevuto abbastanza e le cose non potrebbero andarti meglio di così. Le chiacchiere non sono mancate. Hai parlato di uomini inutili, di generazioni perdute e di scelte non fatte. La gente non sceglie, dici. Le persone si accontentano, dice lei. Pochi fronzoli e molte carezze. Lei beve, ma mai meno di te. Tu ti fermi al tuo ultimo drink, mentre lei non ne ha mai abbastanza. Si parla di birre corrette con Gin, uomini lasciati al proprio destino e pesca estrema, ma mica tanto, in una sotto forma di maschilismo sano.
Stacco, primo piano. Pub vicino casa. Il barman inventa un Hanky-fashioned. Hanky beve il suo drink. Ci si regge poco al bancone, ma la compagnia è buona. Una rossa, riccia, che discute del più e del meno e una castana sciatta che regge a stento il filo del discorso.
Mi sposto, sono al secondo bicchiere. Mi trovo dietro al bancone. Un cameriere, con una doppio malto in mano, mi segue. "I locali chiudono troppo presto, tranne il vostro", dico. Lui annuisce.
Mi manca lei. E' lontana, chissà dove.
Passato e presente si miscelano e creano una serata ambigua.
Mangio, ho il mio panino in mano. Ho paura a far leggere il mio romanzo; ho paura che sia tu a giudicarlo. Poco importa. La mia guida dice che sono un artista. Io dico che sono solo un fumatore, beone e grafomane. Lei vuole le mie parole. Io voglio che si leggano.
A casa tutto è più caldo e più comodo.
Il sangue ha ripreso a circolare. Le mie mani si articolano nel senso giusto. C'è caldo. Tepore confortante. Sono a casa, senza alcun dubbio. Vi scrivo.
E' l'ora di dire "buonanotte".
Notte.
Hanky.

mercoledì 1 febbraio 2012

Whisky Sour

Non ho voglia di scrivere. Scrivo, ma non c'ho voglia. Riesco benissimo a contare i drink che ho bevuto, ma ho il vuoto più totale. Niente idee, niente colpi di genio e le digressioni non sono neanche di casa. Capita alcune sere. Come quando esci con gli amici, magari uno o due, e stai lì, con un muso lungo due chilometri che riusciresti a bere dal bicchiere anche da seduto, con il drink poggiato sul tavolo di fronte.
Racconto qualcosa. Mi raccontano qualcosa. Fatti, idee, storie di altra gente che scrive.
Sono a casa da circa venti minuti. Ho improvvisato un cocktail ed è buono. Sigarette, lei in webcam e io che scrivo. Non voglio scrivere, ma scrivo lo stesso. Non è una questione di stile. Scrivere è sopravvivenza. Almeno per me. Mi capisco, mi confondo e mi rispiego.
La mia storia si è fermata nel bel mezzo della suspance.  Meglio così.
Lontani gli abbracci e lontani i baci. Dovresti essere qui, mi dice. Dovrei essere lì, penso.
Gli ultimi giorni si dividono così; quello che vuoi capita fra cent'anni e quello che desideri si materializza con gli occhi chiusi.
Chiudiamo gli occhi, allora. Io sono qui. Scrivo e riscrivo, ma non voglio scrivere. Una lotta infinita fra la volontà del non fare e il dovere di dover fare qualcosa.
Mi faccio un altro Whisky Sour e tutto si ghiaccia.
Fuori fa freddo e se nevicasse, sarei bianco anch'io.
Hanky