sabato 28 gennaio 2012

Just like a woman

Cambia prospettiva. Accendi la radio e fregatene. Non importa se sai già che disco hai in heavy rotation in macchina. Tu vai. Non t'importa più neanche della strada. Tanto sono tutte uguali. Gli insegnamenti, il Do maggiore. Tu pensa a saper passare dal maggiore al minore e poi vedrai. Vuoi la birra? Prendi un whisky. Vuoi lo scotch? Prendi una sigaretta.
Cambia, cambia. Non importa se stai guidando un'auto di lusso o hai affidato i tuoi pensieri alle tue scarpe nuove. Tu muoviti. Gira a destra e cambia strada. E' più lunga, lo so, ma tu fallo. Non vuol dire niente "è così che si fa" o "stai sbagliando". Tu sbaglia, che te ne frega? Se vuoi cambia la tua colonna sonora. Svegliati presto, e se lo fai da una vita, allora, svegliati tardissimo. Conoscila, parlaci, chiedile subito scusa per come la lascerai fra due anni. Non importa se avrai la fortuna di vivere l'intera vita con lei. Tu chiedile scusa.
Nuota e mentre sei a pelo d'acqua e cambia la tua natura animale, cambia stile. Muovi diversamente le braccia. Se vuoi, torna indietro. Prendi la macchina e metti lo stesso disco di prima.
C'è Dylan che passa in radio..."lei fa l'amore proprio come una donna"... è quello che senti. Lascia che Bob canti. Ferma la macchina oppure finiscila di camminare e camminare. Fermati. Fumati quella sigaretta. Sei a casa adesso. Alzati dalla sedia e smettila di scrivere.
Hanky

mercoledì 25 gennaio 2012

You can't always get what you want

Ellis, Hornby e Calvino. Hemingway sul comodino con "Festa mobile" che mi ricorda il mio periodo parigino da inesperto boemio italiano e la città la fuori che mi ricorda dove son finito. C'è chi mi accusa di eccesso di zelo e chi mi rimprovera per eccessiva procrastinazione. Obbiettivi da raggiungere e mete conquistate. Eccessi da un lato ed eccessi dall'altro. E questo che il paese offre. Destra, troppo di destra, e Sinistra troppo... va bè, lasciamo stare. Birra o whisky, etero o omosessuale. Vivo o morto. "Sopravvissuto", mi verrebbe da rispondergli.
Niente è dovuto al caso, e nessun caso è figlio del nulla. "Vorrei che quella donna non fosse così lontana", penso. Vorrei che nessuna persona fosse così lontana, in realtà. Invaghirsi per caso di un bel viso conquistandosi l'emancipazione sentimentale per volere del fato.
Ho messo su un disco degli Stones. La birra è ancora fredda e so di averne ancora in frigo. Alla faccia di chi si lamenta che al bancone dov'è seduto Hanky c'è sempre troppo alcol, e che non vada bene.
Ho voglia di dirvi un paio di parolacce di getto, ma sono solo di passaggio, stasera.
Breve, conciso e notturno.
Il vostro Hanky

giovedì 19 gennaio 2012

Revolution N° 9

Manco da molto al mio bancone preferito, ma è così che è andata questa storia.
Gli amici più stretti vivono, ormai, per la maggior parte, al nord.
Nei supermercati è rimasta solo la Pepsi, il sesamo e qualche fesseria alimentare. Niente acqua, niente cibo, niente amici. Niente più Megavideo, visto che oggi hanno arrestato il proprietario della piattaforma, che deve all'America ben cinquecento milioni di dollari per la violazione sul copyright. La birra, quella ancora c'è ancora, ma non è una consolazione. Quando sugli scaffali rimangono solo i vizi da poter comprare, allora vuol dire che è finita la pacchia. Quel vizio diventa un bene unico, quindi da "vizio" diventa "necessità esclusiva".
Nel frattempo i forconi si sono infilzati nelle chiappe (sia in quella destra che in quella di sinistra) di tutti noi siculi e sicani. E nonostante i miei dubbi sul movimento, causa la scarsa informazione, ma anche un po' di sospetto (forse immotivato) mi rimangono ben pochi motivi per cui sedermi al bancone e bere. Un whisky non risolve nulla. Il whisky è buono solo quando è un surplus alla giornata trascorsa.
Scrivo, questo sì. Non posso farne a meno (suona come la solita cazzata, ma è così). Vorrei anche ascoltare più musica e suonare di più. Ma i tempi non sono quelli giusti.
L'unica cosa che mi rimane è l'immagina del caschetto rosso di una ragazza che non conosco. Di una donna che vive lontano. Sono sicuro che anche lei avrà ben poco da festeggiare stasera. Di certo non avrà bevuto, però, maledetta lei, sa sempre come pigliarmi. Domani avrò voglia di sentirla. Chissà se, paziente nell'ascoltarmi (come è solita fare), pur di vedermi, avrà di nuovo la scusa di offrirmi da bere. E anche se non vorrà, amen; a me interesserà solo raccontarle della mia giornata, spesso piatta, insignificante. Davvero, a me adesso importa solo che ci sia qualcuno che voglia ascoltare la mia storia, magari lei, magari raccontata a voce bassa, in mezzo a tutto questo casino immane, di cui lei è ordine e meraviglia.
Hanky

mercoledì 11 gennaio 2012

Siracusa, la città fantasma

Camminavo in lungo e largo, per quello che è "lo scoglio" e non si vedeva anima viva. Birra in mano, bavero del cappotto costantemente alzato, e sigaretta in bocca. Pareva che l'inverno in Sicilia se lo fossero inventato giusto quest'anno. Ti viene da pensare che anche i fantasmi hanno lasciato il posto al silenzio del vento freddo e umido, che ti spacca le ossa e ti costringe a camminare rapido, di fretta, come se ci fosse qualcuno dietro, uno di quegli inseguitori immaginari, o come se avessi davvero una meta da raggiungere il prima possibile. 
In realtà non stai andando da nessuna parte, perché non esiste "una parte" precisa dove dirigersi. 
Dove sono finiti tutti? Anche i locali erano chiusi e quei pochi rimasti aperti, sembravano le segrete madide di qualche castello arroccato sui precipizi della Moldavia. Ecco, certe notti, la Transilvania potrebbe essere la cugina di primo grado di questo paesello del Sud. 
Di certo c'è che girare in solitaria per questa città, vagabondando da un pub vuoto all'altro, tracannando whisky e birra alla come capita, per poi metterti in macchina e alzare Bob con Freewheelin' a palla sulla strada del ritorno è cosa da romanzo anni 70. Sono di quelle cose siracusane che se ci sopravvivi, puoi campare cent'anni, oppure dieci.
Hanky

lunedì 9 gennaio 2012

Like a rolling stone

Spesso mi trovo d'accordo con la pioggia. No, non sono sotto acido. Sono affascinato dall'incoerenza con cui cade. Un po' d'acqua qui, un po' da quell'altra parte; lì no, lì non cado, perché "ci vorrebbero piuttosto delle fiamme, così magari qualcosa, finalmente, si accenderà". L'acqua piovana è assolutamente  criptica, finta. Usa continuamente delle maschere. Sembra sempre limpida, imparziale, e del tutto naturale. Invece spesso è sporca, si porta la sabbia dentro e la sporcizia che le viene regalata chissà da quale soffio di vento che ha rubato, senza chiedere il permesso, la terra a popoli lontani. A me piace essere come questa pioggia. A me piacciono i falsi intellettuali che prima ti illuminano su qualcosa a cui tu non avevi pensato e poi te li ritrovi a parlare di fica con un paio di bifolchi privi di rango. A me piacciono quei dischi dove prima è tutto folk e poi tutto hard rock e poi alla fine non ci capisci niente e lo regali. Sono letteralmente affascinato dalle donne che per tutta una vita hanno goduto e vissuto la loro grande storia d'amore, ma che una mattina, proprio mentre fuori piove a dirotto, si riscoprono solo intenditrici di lenzuola e cuscini. Capita, delle volte, che mi piaccia anche il mio nemico, così tronfio e sicuro di se, a differenza di me che sono piccolo, magro e perditempo.
Mi piacciono i Beatles, gli Stones. Mi potrebbe piacere anche Britney Spears, se magari un giorno riuscisse a scriverne almeno uno di pezzo commercialmente decente. Mi piacciono le ragazze fidanzate che vivono da single. Insomma, se guardi un Horror fatto bene puoi anche commuoverti no? E se guardi un film sentimentale puoi anche diventare violento per come hanno ridicolizzato la complessissima natura di un essere umano. 
Io voglio essere come questa pioggia, sporca, che imbratta le macchine e permette a qualche passante di scriverci "Lavami", o a qualche romantico di disegnarci sopra un cuore (che fa molto anni 90, ma va bene lo stesso). Voglio essere pure amico di questo vento, che ruba, ma è sincero. E poi voglio una barca di soldi per stare tutto il giorno a casa a grattarmi la pancia, fra sigarette, pagine bianche da riempire e milioni di dischi da far suonare. 
Con la testa bagnata
Hanky

giovedì 5 gennaio 2012

She loves you...

Ero dall'altra parte della sala. Lei danzava e si dimenava, come se non ci fosse niente di più naturale. Non le si vedeva il viso. Il suo caschetto le copriva gli occhi, e cercavo di capire come i suoi occhi potessero seguire la frenesia incessante delle sue gambe, dei suoi piedi. I suoi pensieri, le sue delusioni, erano tute lì, fra un "un, due, tre e quattro" e le frazioni di tempo che contava sul rullante che batteva ogni due e quattro. Credo fosse un brano dei Beatles, qualcosa che le permettesse di rendere i contorni delle sue spalle il più astratti possibile. Eppure nella mia testa era ferma, immobile. Definita, come fosse un quadro fatto solo di linee nere e geometriche. Non so spiegarmi come, ma era l'unica cosa interessante della notte. I miei whisky scendevano giù acidi in gola, perché la sola cosa che davvero contava, era che nella confusione immane che mi si parava davanti, l'unica perfettamente distinguibile era lei.
Le ho visto gli occhi, e tornando a casa ho visto pure i miei, neri come la notte o come il buio che cercavo di vincere. Bella, bellissima. Piuttosto fragile - pensai - viste le braccia esili e il collo sottile sottile come una matita. Non c'era niente di più importante in quella stanza, se non lei. Quella notte, e per le notti a seguire, nulla valeva la pena d'esser ricordato, se non un caschetto castano che ubriacava gli astanti a suon di rock'n roll.