lunedì 12 dicembre 2011

"C'erano solo tenebre e nulla più"

C'erano strani cani ricurvi lungo la via e quasi tutte le luci dei lampioni non facevano altro che balbettare. Camminavo a filo del marciapiede, quasi che il nero dell'asfalto si perdeva con l'inquietante profondità del blu di quella sfortunata notte. Le mie scarpe, sporche di terra e di pioggia, emettevano un suono appiccicoso e malinconico e più correvo, più mi si indebolivano le caviglie.  Cercai disperatamente di guadagnare quanta più strada possibile. Loro erano non molto lontani da me ed io ero l'ultima preda del giorno rimasta. Ero solo e spaventato e di certo quelle bestie non avrebbero smesso di darmi la caccia. Una vecchia macchina francese, forse una malandata Peugeot, di sicuro un relitto vomitato dagli anni ottanta, era parcheggiata sopra un cespuglio e trasudava un senso d'abbandono intriso di un cinismo tale che non ne sarebbe stato padrone e capace neanche il peggior detective della Chicago degli anni venti. Avevo molta paura, sopratutto delle ombre deformi che mi galleggiavano proprio sopra i marciapiedi. Mi fermai accanto a quel rottame di macchina. Avevo di fronte solo un enorme lampione e l'umido tremendo di quel posto mi aveva già raggelato ossa e sangue. Sull'asfalto non ci stava niente. Solo le impronte delle mie luride scarpe e la mia ombra gettata per terra dalla luce della strada. Non era ancora mezzanotte e quel posto tutto era tranne che un trionfo della speranza. Della mia speranza di tornare a casa, vivo. [...]
A.M.