giovedì 29 dicembre 2011

La "Top Five" di Hanky

Capodanno alle porte e rendiconto sul fatto e sul da farsi nel prossimo anno? Scrivo il solito post bonario o cinico scartando pessimi pensieri o esaltando delle promesse future? Niente di tutto questo. Sulla scia di Hornby, dopo aver fatto colazione ed essermi spalmato sul divano con il mio cagnolino che si è addormentato sulle mie gambe, con la testa riversa sul mio interno coscia, mentre la sua zampetta si muove aritmicamente (perchè almeno lui sta sognando) vi elenco le mie cinque cose da fare assolutamente prima dei novant'anni.

1) fare almeno un viaggio, di discreta lunghezza temporale, in Asia.
2) riuscire a scrivere un best-seller considerandolo il mio peggior lavoro.
3) visitare NYC e sostare davanti al Dakota per almeno dieci minuti
cantanto "Across the universe" a mente.
4) fare un figlio (perchè ho bisogno di sapere che qualcuno continuerà a far danno
portando il mio cognome)
5) Fare una sfida di drum&bass con Sting, Paul Mccartney e Roger Taylor, mentre,
nell'altra stanza, c'è Bowie che prepara un drink per tutti e Richards che vomita in bagno
smaltendo l'ultimo Jack bevuto la sera prima.

giovedì 22 dicembre 2011

Merry Xmas da Hanky

Questa notte non ho molti pensieri per la testa, ma ce ne sta uno che mi firria vorticosamente da un paio d'ore. L'immagine del mio canuzzo che ansima con asma annesso, per problemi di salute. Io ho vissuto i suoi dieci anni di vita, fino ad oggi, e vi posso assicurare che sono stati i dieci anni più belli della mia vita. Prima di allora non mi ero mai innamorato così follemente di qualcuno. Il che comprende sia Teo che l'altro amore della mia vita. So che qualcuno di voi mi legge con frequenza, e so pure che, fra chi so che legge, ce ne sta qualcuno che lo fa (una donna in particolare) in assoluto segreto. Se Teo avesse un suo computer e sapesse cosa sia internet non esiterebbe un attimo nel cercarmi e nel leggermi, per poi contattarmi in caso di lontananza. Purtroppo mi tocca avere a che fare con voi umani (uomini o donne che siate) e mi rendete il compito molto difficile. Buona parte delle persone che amo non le vedo mai, vuoi perché vivono lontani, vuoi perché si ostinano a vivere, appositamente, lontani da me. Il fatto è che un cane, un  Cavalier, è per sempre. Dorme con te, mangia con te, si affeziona al tuo divano e fa di tutto pur di compiacerti. Questo vale, forse, per qualsiasi essere canino, soprattutto se vive in appartamento senza troppe fatiche e smancerie. La vita è fatta di questo. Gente che esce ed entra dalla porta di casa tua dicendo buongiorno e buonanotte, e amori che rimangono per sempre seduti sul tuo divano per qualsiasi stupido motivo tu lo voglia e lo faccia. Niente che riguardi l'automa, attenzione. E' solo una questione di simbiosi automatica e magica. Non ho mai chiesto a Teo di volermi bene, né tanto meno lui, ha fatto di tutto per spiegarmi il perché della sua devozione assoluta. Di padrone ne esiste uno solo, ma di amori veri ce ne possono essere tanti, e non per forza uno in sostituzione dell'altro.
Questo Natale non ho fatto regali a nessuno, per il secondo anno consecutivo, e di contro non ne voglio ricevere. L'unica cosa che vorrei è vedere una carrettata di sorrisi e abbracci del tutto sinceri, ma mai innocui. Quello che voglio è che si spenda un po' d'affetto a cazzo, senza pensarci due volte, purché sia naturale e se volete, anche alcolico, perché no.
Questo è il mio augurio per tutti voi, senza morale e senza crisi mistiche.
Non promettete mai nulla, e adoperatevi per aprirvi mani e braccia, per questo 2012 che sta arrivando.
Il vostro solito Hanky

martedì 20 dicembre 2011

Una lacrima per Hanky

Metti che una sera esci con il tuo migliore amico, chiacchieri, bevi, decongestioni le tue mani con qualche scotch a portata di mano (perché fuori fa un freddo che non vi dico) e che poi ti ritrovi solo con li tuo bicchiere ancora pieno e che da fumare ancora ne hai. Metti che l'oste ti passa i Beatles e per te va bene così. Prendi, poi, cinque minuti della tua vita in cui, seduto come un cagnolino in dormiveglia sotto alle gambe del padrone, sei al bancone e ti accorgi che qualcosa non va per il verso giusto. Non per te, attenzione, ma per chi, per un paio d'anni, ti ha servito da bere e a cui tu hai chiesto di sorridere ad ogni drink servito. Metti che, dopo mezzo pacchetto di sigarette (perché stasera hai i soldi precisi precisi per poter comprare un pacco di Marlboro) ti viene voglia di chiacchierare con un paio di vagabondi e che poi non ti vada più. Aggiungi che hai urgente bisogno di avvicinarti al bagno, per ovvi motivi, e ti trovi ad estorcere la verità da chi, pochi minuti prima, è scappato da qualche parte per rifugiarsi, e che ora sta ultimando la sua giornata di lavoro. Includi pure il fatto che, quando hai raggiunto la "zona bagno" ti si amplifica un'umanità poco tua, tanto da chiedere - "come stai tesoro?" e per risposta ricevi fumi di lacrime tanto da estorcere a forza la verità (che era meglio non saperla). Metti che arrivi per sotterfugi a capire cosa succede, tanto da regalare, in un attimo di estrema sensibilità, un abbraccio che non servirà di certo a nessuno dei due ma che, per puro egoismo e per affetto infinito verso chi ti droga con l'alcol, sera dopo sera nella sua vulnerabilità, ti serva a capire le cause del suo dolore. Metti che tu hai bevuto come un forsennato e che vuoi tornare a casa e che dopo l'ultima sigaretta dici "se piangi di nuovo ti mollo un cazzotto" mentre stai guadagnando la fine del bancone. Aggiungici pure che fuori piove (cacchiarola quanto piove) e che tu corri con le tue Clarks nere, fino alla macchina bestemmiando come un turco italiota. Metti che ora hai sonno e che hai capito che va bene l'affetto, ma un abbraccio a te non l'ha regalato mai nessuno. Metti pure che fra un anno esatto ci sarà la fine del mondo. Ti dico solo che, adesso, che ho le dita calde e ti scrivo, un bicchiere d'alcol non vale mai quanto un sorriso di una persona cara. Soprattutto se contornato da occhi tenerissimi e sinceri (e provocato a forza, quasi estorto).
Notte gente.
Il solito Hanky

venerdì 16 dicembre 2011

Il negozio del fotografo

E' notte fonda, fuori fa freddo e sai che prima o poi devi rientrare in casa. 
Sei ancora dentro al pub, ordini la birra della staffa e cerchi di masticare meno parole possibili pur di finire il solito "grande discorso" di fine serata con l'ultimo amico rimasto (in piedi). Finisce tutto in meno di dieci minuti  e l'unica cosa che puoi fare è alzare il bavero del cappotto, affrontare l'uscita del locale e dirigerti verso la macchina. 
Hai parcheggiato a due incroci più in la e tu non hai fretta. Mano in tasca, accendi l'ultima sigaretta e ti avvii. Primo semaforo e pensi di non essere poi così ubriaco. Al Secondo, superato l'ultimo incrocio, pensi solo al freddo e a quella gran topolona sconosciuta che fumava di fianco a te, meno di un'ora fa. 
Mancano pochi metri, ma il tuo sguardo assonnato, molto assonnato, quasi con gli occhi a fessura, si corica, letteralmente, sulla vetrina di uno studio fotografico del centro. 
Lo sapete come sono fatte no? Tutte uguali. Banalmente identiche. In pratica noti subito la foto di due bimbi sullo scaffale della parete centrale. Poi, quattro parenti intere, tappezzate di foto giganti, neanche fossero dei Renoir, di spose. Lo sposo, ovviamente, è confinato in qualche parte invisibile ad occhio nudo, un po' qua e un po' la, che per trovarlo devi leggerti le istruzioni del famoso gioco pubblicato all'interno della settimana enigmistica "Trova l'intruso". 
Guardi le spose e sembrano quasi tutte dei capolavori di ritrattistica. Alcune pompose, altre soddisfatte, altre, ancora, con le gote rassegante all'incipiente vecchiaia. Proprio lì, in vetrina, ce ne sta pure una che sorride con un solo lato della bocca. Ma come fa?
La macchina è vicinissima e da quella vetrina non ti sposti. Birra finita, sigaretta finita e fuori fa freddo; molto freddo. Chissà chi fra queste donne è ancora sposata, chi ha un figlio e chi fa collezione d'amanti. Immagini che beffa sarebbe se la maggior parte di loro fosse già separata o divorziata? Eppure sono là, appese ad un muro che sorridono e ostentano l'enigmatica ragione per cui una donna sposata è felice. Ma lo sposo dov'è? Io sono sempre stato scarso nel trovare l'intruso, ma so per certo che se l'avessi trovato, lo sposo dico, avrebbe lo sguardo di uno che ha speso un sacco di soldi per non finire, poi, neanche in una squallida vetrina di un fotografo puzzone che vive in centro. 
Quella sera la vita l'ho presa così. Tu vivi grandi amori, gli altri ti fotografano felice e poi appendono in vetrina solo il sorriso di lei. Tu, in realtà, sei sempre stato l'intruso. Altra birra, altra corsa. Fra poco raggiungo l'ultimo pub della città, ma bisogna parlar piano, perché l'intruso beve sempre da solo e in silenzio. 
(A.M.)

lunedì 12 dicembre 2011

"C'erano solo tenebre e nulla più"

C'erano strani cani ricurvi lungo la via e quasi tutte le luci dei lampioni non facevano altro che balbettare. Camminavo a filo del marciapiede, quasi che il nero dell'asfalto si perdeva con l'inquietante profondità del blu di quella sfortunata notte. Le mie scarpe, sporche di terra e di pioggia, emettevano un suono appiccicoso e malinconico e più correvo, più mi si indebolivano le caviglie.  Cercai disperatamente di guadagnare quanta più strada possibile. Loro erano non molto lontani da me ed io ero l'ultima preda del giorno rimasta. Ero solo e spaventato e di certo quelle bestie non avrebbero smesso di darmi la caccia. Una vecchia macchina francese, forse una malandata Peugeot, di sicuro un relitto vomitato dagli anni ottanta, era parcheggiata sopra un cespuglio e trasudava un senso d'abbandono intriso di un cinismo tale che non ne sarebbe stato padrone e capace neanche il peggior detective della Chicago degli anni venti. Avevo molta paura, sopratutto delle ombre deformi che mi galleggiavano proprio sopra i marciapiedi. Mi fermai accanto a quel rottame di macchina. Avevo di fronte solo un enorme lampione e l'umido tremendo di quel posto mi aveva già raggelato ossa e sangue. Sull'asfalto non ci stava niente. Solo le impronte delle mie luride scarpe e la mia ombra gettata per terra dalla luce della strada. Non era ancora mezzanotte e quel posto tutto era tranne che un trionfo della speranza. Della mia speranza di tornare a casa, vivo. [...]
A.M.

martedì 29 novembre 2011

Night and Day

Le donne. Le donne sono esseri fenomenali. Riescono ad abbindolarti come un cretino nel giro di un secondo. Sono bellissime, tenere, perfide. Hanno occhi che ti dipingono e ti colorano intere giornate che tu ostini a tenere in bianco e nero, serate, anche solo delle ore se è concesso. Per esempio; una notte, un tipo eccentrico e improbabile, esce a sbollentare un po' la tensione, si siede al bancone ed ordina da bere. Campo, sul suo volto. Controcampo, e spunto io. Se fossi in un film di Petri, adesso, ci sarebbe un campo largo. Nell'inquadratura le nostre due schiene. Uno sfondo, il bancone, e noi due. Ordino da bere anch'io. Silenzio. Poi "l'eccentrico" ruota collo e spalla e si ferma. Le vede.  "Sono lì e sono bellissime". “Scusi?", rispondo. "Le donne. Non le vedi? Quelle laggiù. Sono bellissime". Non ha gusti particolari. Per lui sono e rimangono meravigliose. Tutte. E ci farnetica pure sù. Cosa bevono, cosa mangiano, quale musica amano ascoltare. Quante volte nell'arco di una giornata riescono ad imprimere la loro falsa depressione in un paio di minuti netti, ma fondamentali per qualsiasi decisione di vita. "Il tizio che parla con loro, lì in fondo ai tavoli", mi fa notare con il suo mento, alzandolo e abbassandolo velocemente - "proprio all'ultimo tavolo del pub, davanti a quella bellissima mora, sembra dirle chissà quali meraviglie... Macché, quello dice solo fesserie. E loro stanno lì che ascoltano. Perchè sono fatte così. Nonostante tu si un emerito coglione."
"Un altro bicchiere, grazie". E rimane lì seduto, quell'umanoide. E' sempre lui, ammaliato da tutto e tutti. "Sono splendide". E io zitto. "Creature fuori dal normale. Avessero vinto loro? Bah, poco importa. A loro è ancora concesso fermarci per qualche secondo e prenderci per fessi per quel poco di tempo che basta per farti impazzire del tutto".
"E' facile!" gli dico. "Basta un gesto semplicissimo: ruoti collo e spalla e te le vedi proprio lì. Non c'è possessione che tenga. Giusto?"
"Finisci il tuo drink che andiamo via", dice.
Giro il collo, questa volta, verso il portafogli e pago. Buonanotte signora malinconia.   
Il solito Hanky

giovedì 24 novembre 2011

Old-fashioned a gogò...


Un inizio di autunno davvero splendido. Da bere non manca, gli amici neanche. Questo è il periodo che preferisco, ma non per le piogge o per il grigiume delle giornate.
Questi sono i mesi in cui ci si prepara per un nuovo anno; le speranze avanzano, anche se poi non arrivano mai le vittorie. Poco male. Il bicchiere è sempre pieno, fino a fine serata, almeno. E un paio d'occhi belli da guardare li trovi sempre.
Muore Mercury, muore Lennon. E si passa il tempo a festeggiare, inneggiare e rivangare musica e periodi che non torneranno più. Siamo i nostalgici della musica ed è giusto che sia così. Se non altro, si ha l'occasione sui social network (e nei propri salotti) di rispolverare un po' di buona e vecchia musica e fanculo a chi cinicamente borbotta con le solite lagne del "ora che è morto lo ricordiamo tutti". Si, forse è vero, ma non per tutti. E poi che male c'è nel capire, scoprire o ricordare grandi imprese umane, perchè è questo che sono,  come "A night at the opera" o "Imagine" o "Led Zeppelin II"; cose che non ci ricapiterà più di risentire se non ricomprando i dischi o spulciando titoli su titoli su Youtube.
Anche questo è amore. Il bisogno di melodie nostalgiche, come quando ti ricordi di una frase detta mille anni fa che per puro caso ti ha sbilanciato verso il baratro più dolce, come quello dei sentimenti (mannaggia a loro), è sempre il segno che la tua vita non è del tutto perduta. Altro Old-fashioned" altra corsa.
Amici, bancone e sigarette.
"Ho l'accendino nuovo" - dico io.
"Altra birra?" - mi sussurra un amico; e tutto va bene.
Niente può andare male. Almeno stasera.
Non piove neanche. Va tutto bene. Ora non manca che fare una carrellata d'occhi e chi s'è visto s'è visto.
Il solito Hanky

venerdì 18 novembre 2011

I've got you under my skin

E avevo conosciuto te. In una sera qualunque. Eri un'altra, ma capivo, fra un sigaretta e l'altra, perchè tanti anni fa tentai di rubarti le labbra; e per mia sfortuna ci riuscii.  Una sola volta.
La birra non è mai mancata, quella sera, e mi perdevo ancora una volta in quell'azzuro così familiare, eppure, mai mio. Le ore non mi bastavano più, e avrei allungato la notte, se possibile, e avrei messo su altri mille dischi, pur di non farti andare via. "Ancora una birra e andiamo" - dicevo - ne avrei ingurgitata a fiumi, fino alla nausea, se fosse servito ad allungare la notte. Allungare un bicchiere di notte con un po' di birra. Ho sperato.
"Voglio rivederti domani, occhi belli" - ho detto - "Spero di poter esserci fra qualche giorno" - hai detto tu.
Metto su un disco di Frank Sinatra; parte il brano. Il corraggio è arrivato.
Domani; domani spero di averne ancora.
"Notte occhi belli".
Buonanotte, davvero.
Il solito Hanky

mercoledì 16 novembre 2011

Un revolver per Hanky

Sono stato molte volte un "romantico". Quello che non sono riuscito ad afferrare, invece, è il sentimentalismo. Banalità solari lanciate a cazzo nel bel mezzo di una giornata di pioggia bastarda, quando se anche uno piange non te ne accorgi.
A proposito di strane forme sentimentali, ci sono molte cose che ricordo con piacere e sono quelle che mi riportano al romanticismo di punto in bianco; nel bel mezzo di un'influenza fastidiosa che non se ne vuole andare. Per esempio, quando vedo delle latomie piene di erbacce e alberi inselvaggiti; i paesini dela nostra provincia in un grigio pomeriggio nel bel mezzo della settimana; quando guardo attentamente le righe di zolfo della carte delle sigarette; quando la notte preparo un latte caldo sapendo perfettamente di afferrare dalla credenza una sola tazza. La mia stanza, ma solo in certe ore della giornata. A volte capita che la sola idea del natale, in pieno agosto, mi commmuova. Gli abbracci; oh si gli abbracci. Esiste una cosa più romantica e malinconica? Una sorta di fragilità in un gesto che richiede un po' di forza.
Romantico si, forse; è successo. Sentimentale mai. Come si fa ad esserlo? E' una di quelle cretinate che appartiene alla gente ostinatamente solare. Io odio la gente solare. Non c'è assolutamente nulla di felice e colorato nell'arrancare a campare. Tutta quella misericordia e tenerezza buttata solo per un principio di propensione caratteriale. Sapete chi deve essere solare? Il centralinista. Io non potrei mai esserlo.
L'obbligano ad essere simpatico, scherzoso e affidabile, anche quando uno stronzo dall'altro lato della cornetta li manda a fanculo senza pensarci due volte. Che lavoro schifoso. Io l'ho fatto. Pessimo periodo. Dovrebbero chiudere tutti questi "call center", e rinchiudere, invece, in galere sperdute nelle isole dell'oceano pacifico, tutti i dirigenti e gli impreditori del settore. Veri e propri negrieri.
E questo è tutto, gente!
il solito Hanky

venerdì 11 novembre 2011

Gli auguri ad Hanky

Vi ringrazio tutti per gli auguri. Intuile dirvi che a chi mi è vinicino oggi, e so chi mi fa gli auguri sinceramente e chi solo per qualche suggerimento telematico, lancio un abbraccio grande quanto il mondo; e se non bastasse anche più grande. Il mio augurio più speciale è stato fatto da una persona quasi scognita, ma a cui pare io voglia un mondo di bene. Voglio pubblicare le sue parole, perchè possa rileggermele per un anno ancora, soprattutto nei momenti futuri in cui le cose sterzano per il verso apparentemente sbagliato.
"Se fossi stata la tua donna, avrei impiegato tutto il pomeriggio a prepararti una torta, per farti sapere che ti amavo. Quando saresti tornato da lavoro avrei gettato le mie braccia sul tuo collo e avrei sfiorato la tua guancia con le mie labbra, poi avrei preso le tue mani e ti avrei condotto in salotto, davanti al tavolo in legno che teneva la torta e avrei sentito le tue braccia intorno alla mia vita. Saremmo stati lì, io e te, a non aver paura del tempo che passa, ma a desiderarne ancora solo per poter stare insieme, ancora.
Auguri uomo del mio passato..."
Il solito, vecchio, Hanky

giovedì 10 novembre 2011

Le notti di Cabiria


"Però è vero che ce sta una giustizia, a questo mondo... Uno soffre, ne passa di tutti i colori, ma poi viene il momento d'esser felici per tutti."
Eh già, viene il momento d'esser felici, per tutti. Io oggi mi son reso felice. Davvero. Ho conosciuto una persona molto particolare. Non sto li a raccontarvi  che età  abbia, cosa faccia nella vita o qualche altro inutile identikit alla buona. Non è importante. E' davvero una donna speciale. Un po' di musica, qualche aneddoto su qualche film, soprattutto se è in bianco e nero, e qualche frase detta da entrambi, da giovane coppia di metà dello scorso secolo.
Non credo d'esser una reincarnazione di qualcuno, ma so per certo, che quella donna m'ha rimandato indietro di un secolo. E non in un periodo qualunque; erano sicuramente gli anni 50 ed io e lei eravamo magnifici. Splendidi, direi.
Due scotch e dieci sigarette. Tanto è bastato per sentire la sua presenza. Ogni sorso era un momento insieme; un ricordo di lei. C'è stato un momento in cui eravamo seduti in una delle sale del cinema della città. La gente davanti a noi fumava e il proiettore rumoreggiava in sottofondo. "Avremo sempre Parigi", diceva Bogart, e in quel momento le nostre mani erano diventate incerte. L'uomo col cappello subito dopo la nostra fila amoreggiava con enorme cafonaggine con qualche mal capitata, e io spinsi la mia mano sul bracciolo di fianco a me. Lei s'avvento con la sua sulla mia. L'innocenza dei suoi occhi era difficile da sostenere. Sembrava una di quelle che nonostante la sua età ne avesse passate tante. Eppure quello navigato ero io.
Finito il bicchiere mi sono accorto di essere ancora li, nel presente. Avevo solo un ricordo di quella serata.
Ho acceso una sigaretta.
"La cercherò fra i fumi dell'alcol, di qualche altra sera" ho pensato. "Spero ridiano ancora quel film."
Non è cambiato nulla. Mi sento innocente anch'io. Ho bisogno di riprendermi. Cancello tutto e tengo solo il ricordo dell'ombra della sua mano sulla mia.  E' stato un gran giorno. Fumo ancora l'ultima mentre il cane russa, spalmato sul cuscino del mio letto.
Il solito Hanky.

martedì 8 novembre 2011

Nella terra dei Lotofagi

"Nella terra dei lotofagi, il sole splende e tutto va bene".
Serata pseudo solitaria e alcolica, ma non troppo. Molto tempo al bancone, molte chiacchiere. Poche conversazioni interessanti. Colpa mia, colpa vostra; poco importa.
Finisco la mia ultima birra, saluto gli amici e mi metto in macchina. Accendo una sigaretta e in radio passano "Life on mars?" di Bowie. Niente di meglio. Ogni tanto la radio aiuta.
Penso a me, alla serata, a chi ho incontrato accidentalmente. Il mio cellulare è rimasto sul divano di casa mia, quindi non ho mai saputo, durante l'intera serata, che ora fosse. Le mie unità di tempo erano scandite dalle sigarette e dalle birre. Poco male.
Più parlo, più mi accorgo che qui, in questa cittandina, la gente non si diverte, anzi. Per intavolare una discussione si parla della vita degli altri, dei segreti venuti in possesso. Alcuni carini, altri opinabili. "Meglio stare in silenzio" ho pensato, e così è stato, almeno per qualche unità di tempo. Una birra, una sigaretta.
Lei chiacchiera, io parlo, gli altri parlottano.
"Oggi Berlusconi ha pronunciato la parola dimissioni". Va bene, anche per questo era giusto bere in un giorno qualunque, di una settimana qualunque. Penso al mio romanzo. Ho tanto tempo per scriverlo, ma ogni volta butto un sacco di pagine. "E' così che funziona!"...dicono.
"Le persone preferiscono parlare della vita degli altri, piuttosto che dei successi e delle proprie sconfitte", ho pensato. Si, deve essere proprio così!
Penso ai miei amici/fratelli che in questi mesi sono lontani. Sono la mia felicità e oggi, la mia felicità, abita altrove. Lei non c'è, loro neanche. Altra birra, altra sigaretta.
"Ti voglio bene"... e non lo sente nessuno.
Finisco la birra. Un bacio sulla guancia e buonanotte.
Nella terra dei Lotofagi il mondo gira, la gente beve, e sanno più segreti loro, che io dei miei.
Il solito Hanky

lunedì 7 novembre 2011

Un paio di birre possono bastare

Bastano un paio di birre per farti balenare in mente la malsana idea di creare un blog. Non ho idea di cosa sia eppure, sono qui, che scrivo. Ottobre va cancellato in toto. In meno di tre settimane ho perso il mio caro cellulare, mi si è ammalato Teo (il mio migliore amico a forma di cane), distrutta la batteria del Mac e, the last but not the least, mi si è rotta anche la lavatrice. Ma va bene, non bisogna lamentarsi più del dovuto e non bisogna, soprattutto, piangersi sopra. Infatti, l'unica cosa da fare è aprire un'altra birra; e così ho fatto.
Un paio di birre possono bastare, si è vero. Forse per voi ne serviranno un po' di più per digerire questo primo post in questo mio primo blog.
Oddio inizio a parlare come quei folli geniacci che smanettano con computer, internet e quant'altro. Sembrano saperne più loro del mondo che il mondo stesso. Credo sia questa la nuova religione da seguire. Niente esseri sovraumani, con poteri allucinanti e la tremenda allergia dei loro discepoli di non pagare le tasse degli immobili sul territorio e di lanciare ogni "possessione demoniaca" e malsana abitudine (preservativo compreso) a delle esclamazioni del tutto prive di amore e ragione.
Bevete, fumate e se potete, fate l'a
more. Dite anche le parolacce però e mangiate quanto e quello che volete.
Basta un po' di pioggia, unita alla delinquenza umana, per spazzare via interi quartieri e vite umane. Il mondo si sta autofagocitando e il nostro futuro è pensare in modo "vintage". Fossi in voi, berrei una birra in più; un bacio in più e abbracci a volntà. Tanto ci pensano loro a rovinarci... e noi del resto, non siamo capaci di prenderci nulla, neanche il futuro che non appartiene a nessuno, se non al futuro stesso.
E' il caso di finire la birra e godere di un bel film. E questo è tutto gente.