martedì 3 giugno 2014

Mr Big (Almost blue)

Ritorno a casa, a piedi, come non mi capitava più da anni. Nelle orecchie suona Almost Blue di Chet Baker. Non che avessi smesso di farlo, ma quella che ritorna a casa non è la stessa persona di qualche mese fa, ma sembra essere un Hanky passato e paradossalmente aggiornato. Eppure, la sensazione è la stessa. 


I have seen such an unhappy couple...

Le iniziali si sovrappongono. Anche i nomi si accavallano. I dolori si moltiplicano e i pezzi si dimezzano. Sì, perché ho la netta impressione di aver avuto certe parti, certi frammenti buoni di me di cui son stato depredato nel corso degli anni. 
Quando guadagno un metro in più verso casa, guardando giù, guardando la punta delle mie scarpe, mi pare di arrivare al portone con pezzi di Hanky in meno. Come se li avessi persi per strada. Come se qualcuno m'avesse veramente rapinato durante il tragitto. 
È così? Non è così? Non so rispondermi. 

Almost me...

Eppure, le donne che ho amato come fossero promesse da mantenere per tutta la vita (e così è, per me, solo per me) sono state le sole furfanti, le sole ladre delle mie cose buone. Forse è sbagliato pensarlo. Forse è ingiusto che davvero qualcuno mi abbia lasciato, per l'ennesima volta, solo al mondo. Solo al mio rientro a casa, rubando l'Hanky buono. Hanno bevuto e poi son tornate a casa soddisfatte. E via con nuovi pub, nuovi bicchieri, nuovi occhi di cui ubriacarsi. 
E io?
No, forse così non è, nonostante non riesca a pensare ad altro.

Almost you...

Ma la sbronza passa e poi l'indomani arrivano i dolori. Forti, fortissimi. Per me e per loro. Prima alla testa e poi allo stomaco. E quando questo succede, nuovi sensi di colpa si palesano come estranei che bussano alla porta. Ma sappiamo chi sono, ne conosciamo voce e forma del petto. Sappiamo pure riconoscerne l'odore. 
Io non ho sensi di colpa.
E allora ho pensato: Hanky, mettiti nella capoccia che siamo tutti sostituibili e che spesso succede davvero. Anche in amore. E che questa non è una cosa triste. È così e basta. Prima ti amano promettendoti chissà che cosa e poi ti sublimano con altro. Che sia per un pensiero concreto o per un altro essere umano, più alto, più figo, che le capisca, che sia lì quando tu non ci sarai mai. 
Puff! Via. 
«Hanky non va più bene. Soffrirà, sì, ma poi capirà.» E non ci sei più. «Sei stato solo un ponte, lo vuoi capire?» 
Puff! Via. 
«Oh! Povera stella. Soffri per amore? Che banalità. Hai creduto a quello che t'hanno detto? Che ingenuo. Ma lo dovevi sapere già che sarebbe finita male. Insomma, le donne che hai amato e che ami t'hanno sempre scaricato. Tutte. E tu ancora a menartela con questa storia delle promesse, dei sentimenti, delle cose dette, del sesso speciale... ?» 
Puff! 
E Hanky, invece, soffrirà e pagherà. Sempre. 
«Chi, quello? Acqua passata.» Un paio di giorni e sei un livido sparito. Solo che le favole di cui mi sono ubriacato m'hanno fatto sperare altro. E invece no. 
E invece potrebbe essere una grande fortuna, Hanky. A volte.
E diventi pure pazzo perché parli e scrivi in prima, seconda e terza persona. Da solo e male.
Allora: via Pantelleria, via l'amore fatto al fresco di un dammuso, via Noli, via la stazione centrale, via il muso, gli occhi, le labbra, i "ti amo" a un passo dal burrone, via le menzogne, gli sforzi, i voli, i romanzi, i baci, via lei, via loro, via tutto. 
«Sei stato fregato Hanky. Sei il solito coglione. Ancora una volta. Ancora vittima.»
Io non sono un coglione. 

Ritorno a casa, a piedi, come non mi capitava da anni. Almost blue risuona forte sotto ai lampioni. E lasciando cadere i pezzi dietro di me, mi sembra davvero di ritornare solitario, come sempre, dopo aver consumato una spalla, poggiato sul muro portante del cortile del pub, dopo tante sigarette fumate, la mano gelida che stringe l'ultimo bicchiere della notte e gli occhi di quella ragazza che, se avrò fortuna, non conoscerò mai. Mai. 

Mai più.  

Almost blue...


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