martedì 14 gennaio 2014

L'universo (è)spanso

"Is this the world we created?» cantavano i Queen e mi chiedo anch'io se è questo l'universo che abbiamo preteso a tutti i costi. Corti di Cassazione che ritardano verità a suon di sbadigli e sedicenti figli che s'aggrappano, s'appigliano alle braghe di un giudice per confermare che anche lui è figlio di Tizio. Tutti orfani eccellenti, alla conquista di una paternità qualsiasi. 
Una ricerca spasmodica di ripulire verità su verità. Bugie fattesi plastica e rivendute alle nuove generazioni come giocattoli vintage «ma pur sempre di grande divertimento». 
"What did we do it for?" continuava a urlare Mercury, ma oltre l'arpeggio di Brian May, anche lui si è trovato solo folle ingozzate di silenzio, bramosi fan che un tempo riempivano gli stadi e che adesso fanno il tifo per il primo artista della politica infilatosi gioco-forza nelle prime cabine elettorali disponibili, con una 'bugia' accesa in mano e una faccia rassicurante color petrolio.  
L'universo è espanso, della stessa consistenza del polistirolo e io, scusatemi tanto, ho paura che queste piogge torrenziali di bravi ciambellani e ottimi intellettuali, che odiano Laura Pausini ma impazziscono per un X-Factor qualunque, possano definitivamente marcirlo. 









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«Dalla terra di Sciascia e Camilleri, un noir scritto come Dio comanda.»
(Bruno Morchio)
«I Commissari del giallo italiano dovrebbero essere commissariati. Sono troppi. Alcuni dovrebbero essere degradati. Altri, tra cui il commissario Portanova, meriterebbero. dopo una attenta lettura, la promozione a vice questore.» 
(Andrea G. Pinketts)
«Siracusa è la sua città d’adozione e questo primo libro è quasi un omaggio alla sua bellezza.»
(L’Espresso)
«"Il gioco delle sette pietre" è un'esplosione di sentimenti ed emozioni.»
(Giallomania.it)
«Un giallo “accomodato", che lascia la bocca amara e fa ballare, sullo sfondo, torbidi giochi passionali e subdoli intrighi di potere.»
(MilanoNera)
«È scritto bene [...] Descrittivo e narrativo fino al particolare, diventa fluido ed essenziale quando il dipanarsi della trama lo richiede. E poi è amaro, molto amaro, con una visione disincantata della vita e un’accusa, nemmeno tanto velata, contro una mentalità para-mafiosa che qui, per imporsi, non ha bisogno di gesti eclatanti, di stragi, di ammazzamenti, ma di opportuni comportamenti, di piccoli gesti e di ripetute omissioni. Elementi indispensabili per alimentare una palude che inghiotte tutto e tutti e che condiziona la vita di una terra che pare aver smarrito la speranza.»
(Marco Della Croce)
«Già è un bel leggere, per di più “Il gioco delle sette pietre” è ben scritto, Minnella sa creare l’atmosfera, già nel far vibrare l’aria del mare e della terra, nella noia esistenziale del poliziotto, nella sua necessità di pulizia e moralità.»
(Gazzetta di Mantova)

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