martedì 21 agosto 2012

Ho un amico a cui hanno ammazzato il fratello

Le notti passano con molta facilità. Tutte uguali e tutte scarne di senso.  Come questa. Poi mi capita di fare le ore piccole con un rum in mano e un amico al fianco che mi racconta la sua vita passata e di nervi ancora scoperti. Quei nervi che fanno ancora male. Molto male. Una ferita perennemente aperta. Mi racconta di suo fratello, morto in un incidente stradale. Quando parla, tutto sembra avere una dinamica semplice, banale. Quasi ovvia. Poi prende il coraggio a due mani e mi spiega che un nuovo processo si aprirà. Che suo fratello è morto, sì, in modalità del tutto circostanziali, ma che delle persone hanno fatto di tutto per nascondere la verità. "Hanno occultato il colpevole", dice. Ed è lì che il mio cuore si ferma, che il sangue mi entra in circolo al doppio dei giri dovuti e mi prende la rabbia. Penso che molte persone non hanno voce. Che neanch'io ho una gran voce. Ma di certo riesco a urlare un po' di più. Più di lui. Posso farlo, credo. E se io urlo di tanto in più di lui, allora, è giusto ch'io gli dia la mia voce. E ce ne vorranno altri mille rum prima ch'io riesca a raccontarvi la sua storia. La storia di suo fratello. Ma lo farò.
Qui, in questa terra, è tutto un Forte Apache. Una storia in bianco e nero.

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