Tutte le sante volte che accendo una pipa davanti al computer, pronto a scrivere chissà quale fesseria romanzata, mi chiedo: ma come ci sono finito qui, bloccato nell'interminabile arrovellarmi sulla costruzione di una frase, con la schiena a pezzi e il mio giudizio autoritario che mi morde le mani? Vuoi vedere che anziché farlo per passione, in realtà, scrivo per solitudine?
Oh, santo cielo!
È per questo che è così importante creare dei buoni personaggi? Per avere la certezza di frequentare una buona compagnia? Ma si sa, la carne degli uomini di carta, il loro l'inchiostro, è imperfetta come quella di amico; così è la natura nostra.
Si ama per solitudine, ci si abbraccia per solitudine e si chiacchiera per solitudine. Più vado avanti, più riesco a riconoscerne i codici. Un mestiere, quindi, quello della solitudine, in cui riconoscere colleghi e clienti, con la speranza di essere licenziati quanto prima?
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