giovedì 26 giugno 2014

Quel posto che sta tra il sonno e la veglia



«Sai quel posto che sta tra il sonno e la veglia, dove ti ricordi ancora che stavi sognando? Quello è il luogo dove ti amerò per sempre». (James Matthew Barrie, “Peter Pan”)


martedì 24 giugno 2014

sabato 21 giugno 2014

Si vive solo due volte

Un pallettone m'ha colpito al petto. Combattevamo dalla stessa parte. Non so come abbiamo fatto a diventare nemici. Lo siamo davvero? È questo il prezzo? Era questo il nostro obiettivo sin dall'inizio? La rabbia e la stanchezza sono gli unici due eserciti per i quali non avremmo mai rischiato la nostra vita, l'uno contro l'altro. Cosa rimane adesso? L'eco di una voce lontana che non ascolteremo più, sotto il frastuono dei nostri cannoni. 

mercoledì 18 giugno 2014

Uno più uno uguale uno

Ho trascorso la notte con i nostri due estranei. Sì, sono tornati. La camicia nera non è mancata. Si è parlato di calcio, ma non ho ben capito se riguardasse lo sport o il dolore alle mie natiche. Comunque sia, hanno chiesto di te, ma hanno usato il plurale. Ho cercato di coniugare, in silenzio, a ogni sorso, la prima persona plurale, ma mi stavo affogando. Ho tossito. Forse  m'è uscito pure un "noi", ma non lo ricordo. Il petto ha iniziato a bruciarmi. L'ho motivato con l'ennesima sigaretta che non dovevo fumare. Le mie natiche però dolevano. Poi ho pensato all'elefante rosa e m'è salito un conato di vomito. L'ennesimo. Non ho vomitato. Non c'era motivo che lo facessi. Questa storia non è vera. La camicia nera sì.
C'erano i nostri due estranei. È arrivato qualcuno con un altro bicchiere pieno. L'ho bevuto. M'hanno chiesto del mio nuovo romanzo. Ho glissato l'argomento. Poi me l'hanno richiesto e ho dovuto inventare una nuova storia, falsa. Di recente mi riesce bene farlo. Non ricordo più gli occhi. Non è vero, ma voglio inventarmene dei nuovi. Conosco i nostri nomi. «Tu ridi ancora?» Ho sentito un'eco. «Sei tu?» No, impossibile. Sono tornato a casa. Non sarai mai più tu. Ho poggiato la testa sul cuscino. Uno più uno uguale uno. «Ciao, sono Hanky, tu chi sei?» Il petto mi duole ancora. Ho pensato fosse un dolore temporaneo, ma non ho più aggiunto una motivazione alla sofferenza. «Conosco le tue labbra. Sembra di vedere me. Sono io? Mi manchi.» Ho creduto di sentire «Ti amo». No. Era solo la porta che si chiudeva. Tu. Non ho chiuso occhio e le natiche mi fanno ancora male. Poi il petto, poi di nuovo le natiche. Adesso è l'alba, il dolore è passato. Penso «noi ci siamo alzati, stiamo bene, ora». Declino la mia persona al plurale. Non ricordo chi fosse a duplicarmi. Non voglio pensarci. «Mi sono alzato, sto bene, ora». Così va meglio. Non so fare le moltiplicazioni. Uno. Questo lo so. Fino a uno so contare. Spero non mi chiedano altre operazioni matematiche. So mettere insieme due nomi, non due numeri. «Sono sveglio. Andrà bene». Ecco, andrà bene. Non devo più sommarmi. Mai più quel noi da dire. Io. Addio.


Memoriale dal convento

«Mi ami?, e lei se ne sta zitta, guardandolo soltanto, impassibile e distante, rifiutando di pronunciare quel no che lo distruggerà, o quel sì che li distruggerebbe, concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo». (José Saramago)


martedì 17 giugno 2014

Sulle ali della tenerezza

«E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava». (Luigi Pirandello, “Poesie sparse”)


sabato 14 giugno 2014

Il dono


Mi dici che non hai dormito bene. Ti confesso 
che nemmeno io. Hai passato una nottataccia. "Anch'io". 
Siamo straordinariamente calmi e teneri l'un con l'altro 
come se avvertissimo il nostro traballante stato mentale. 
Come se ognuno sapesse cosa prova l'altro. Anche se, 
naturalmente, non lo sappiamo. Non lo si sa mai. Non importa. 
È la tenerezza che mi preme. È questo il dono 
che mi commuove e mi prende tutto questa mattina. 
Come tutte le mattine. 
(Raymond Carver, Il dono)


giovedì 12 giugno 2014

Immobile

Aveva paura. Non l'aveva corteggiata la prima volta e si convinse di non saperlo fare neanche adesso. Così rimase immobile. E rimase per sempre silenzio.



giovedì 5 giugno 2014

La nuda verità


Vado senza il tuo saluto

e chiuderò le spalle e tutto quello che ti ho dato
mi resta la speranza
una piccola casa
dove resterai mia
e ovunque io sieda saprò che qualsiasi cosa accada
il mio pensiero non baderà a distanze 
e nel giro di un istante sarò lì
perché la nuda verità
è che ti amo



pago certe debolezze 
gli stupidi rancori con i quali ho consumato giorno dopo giorno 
l'incrollabile idea che avevi di me
ma ovunque io vada saprai che qualsiasi cosa accada 
il mio pensiero non baderà a distanze 
e nel giro di un istante sarò lì
perché la nuda verità
è che ti amo
come nessuna mai
(Joe Barbieri)


Ti ho sognata


Ti ho sognata
mi sei apparsa sopra i rami
passando vicino alla luna
tra una nuvola e l'altra
andavi, e io ti seguivo
ti fermavi e io mi fermavo,
mi fermavo, e tu ti fermavi,
mi guardavi e io ti guardavo
ti guardavo e tu mi guardavi
poi tutto è finito. 
Ti ho sognata.
(N. Hikmet)


martedì 3 giugno 2014

Mr Big (Almost blue)

Ritorno a casa, a piedi, come non mi capitava più da anni. Nelle orecchie suona Almost Blue di Chet Baker. Non che avessi smesso di farlo, ma quella che ritorna a casa non è la stessa persona di qualche mese fa, ma sembra essere un Hanky passato e paradossalmente aggiornato. Eppure, la sensazione è la stessa. 


I have seen such an unhappy couple...

Le iniziali si sovrappongono. Anche i nomi si accavallano. I dolori si moltiplicano e i pezzi si dimezzano. Sì, perché ho la netta impressione di aver avuto certe parti, certi frammenti buoni di me di cui son stato depredato nel corso degli anni. 
Quando guadagno un metro in più verso casa, guardando giù, guardando la punta delle mie scarpe, mi pare di arrivare al portone con pezzi di Hanky in meno. Come se li avessi persi per strada. Come se qualcuno m'avesse veramente rapinato durante il tragitto. 
È così? Non è così? Non so rispondermi. 

Almost me...

Eppure, le donne che ho amato come fossero promesse da mantenere per tutta la vita (e così è, per me, solo per me) sono state le sole furfanti, le sole ladre delle mie cose buone. Forse è sbagliato pensarlo. Forse è ingiusto che davvero qualcuno mi abbia lasciato, per l'ennesima volta, solo al mondo. Solo al mio rientro a casa, rubando l'Hanky buono. Hanno bevuto e poi son tornate a casa soddisfatte. E via con nuovi pub, nuovi bicchieri, nuovi occhi di cui ubriacarsi. 
E io?
No, forse così non è, nonostante non riesca a pensare ad altro.

Almost you...

Ma la sbronza passa e poi l'indomani arrivano i dolori. Forti, fortissimi. Per me e per loro. Prima alla testa e poi allo stomaco. E quando questo succede, nuovi sensi di colpa si palesano come estranei che bussano alla porta. Ma sappiamo chi sono, ne conosciamo voce e forma del petto. Sappiamo pure riconoscerne l'odore. 
Io non ho sensi di colpa.
E allora ho pensato: Hanky, mettiti nella capoccia che siamo tutti sostituibili e che spesso succede davvero. Anche in amore. E che questa non è una cosa triste. È così e basta. Prima ti amano promettendoti chissà che cosa e poi ti sublimano con altro. Che sia per un pensiero concreto o per un altro essere umano, più alto, più figo, che le capisca, che sia lì quando tu non ci sarai mai. 
Puff! Via. 
«Hanky non va più bene. Soffrirà, sì, ma poi capirà.» E non ci sei più. «Sei stato solo un ponte, lo vuoi capire?» 
Puff! Via. 
«Oh! Povera stella. Soffri per amore? Che banalità. Hai creduto a quello che t'hanno detto? Che ingenuo. Ma lo dovevi sapere già che sarebbe finita male. Insomma, le donne che hai amato e che ami t'hanno sempre scaricato. Tutte. E tu ancora a menartela con questa storia delle promesse, dei sentimenti, delle cose dette, del sesso speciale... ?» 
Puff! 
E Hanky, invece, soffrirà e pagherà. Sempre. 
«Chi, quello? Acqua passata.» Un paio di giorni e sei un livido sparito. Solo che le favole di cui mi sono ubriacato m'hanno fatto sperare altro. E invece no. 
E invece potrebbe essere una grande fortuna, Hanky. A volte.
E diventi pure pazzo perché parli e scrivi in prima, seconda e terza persona. Da solo e male.
Allora: via Pantelleria, via l'amore fatto al fresco di un dammuso, via Noli, via la stazione centrale, via il muso, gli occhi, le labbra, i "ti amo" a un passo dal burrone, via le menzogne, gli sforzi, i voli, i romanzi, i baci, via lei, via loro, via tutto. 
«Sei stato fregato Hanky. Sei il solito coglione. Ancora una volta. Ancora vittima.»
Io non sono un coglione. 

Ritorno a casa, a piedi, come non mi capitava da anni. Almost blue risuona forte sotto ai lampioni. E lasciando cadere i pezzi dietro di me, mi sembra davvero di ritornare solitario, come sempre, dopo aver consumato una spalla, poggiato sul muro portante del cortile del pub, dopo tante sigarette fumate, la mano gelida che stringe l'ultimo bicchiere della notte e gli occhi di quella ragazza che, se avrò fortuna, non conoscerò mai. Mai. 

Mai più.  

Almost blue...


domenica 1 giugno 2014

Siamo dritti e sbilenchi

Siamo dritti e sbilenchi, 
come topi drogati
È una camminare la notte ciechi
È confondere ieri e domani

Dritti e storti, 
deformati
È camminare su una sola gamba
È 
amore mio, 
l'essersi persi
stupidi in un abbraccio domani
lucidi nell'addio presente

E mai voglia il tempo
che ancora un bacio ci innamori
Perché sarebbe crudele aver ricordo di non essersi amati oggi
e desideraci domani
e poi domani
e domani ancora
finché sarà impossibile morire sul petto dell'altro
per il tempo che abbiamo passando lontani
 da estranei