venerdì 22 novembre 2013
Buonanotte al sigaro
Ho bevuto al tavolo con amici, stasera. Come sempre. Poi, un'amico, m'ha offerto un sigaro. Buono, buonissimo. M'ha raccontato che le cose vanno storte, in un momento mio che, invece, s'addrizzano. Ho fumato di gusto il sigaro, un Toscano. Storto, com'è di natura sua e proprio per natura che porta nelle nervatura, curva e deformata, è ancora più buono. Un compagno, un fratello, come chi me l'ha offerto. Ora, rientrando a casa sotto pioggia battente, m'è venuto in mente De Filippo. In una sua intervista (che adesso riporto copiaincollando da Wikipedia per pigrizia e brevità) disse «In qualunque mestiere, in qualunque professione è bene tenere conto di questo: chi lavora egoisticamente non arriva a niente. Chi lavora altruisticamente se lo ritrova, il lavoro fatto». Cerco di lavorare, di costruire e perseverare nel bene gli affetti, tirando al meno l'egoismo (capita spesso, troppo spesso di parlare di sé, di me, e nulla può a risparmiarsi) perché un sigaro offerto, buono, buonissimo, sotto un temporale è un sigaro che poi offrirò, sotto l'acqua maledetta, dopo una pozzanghera pestata, dopo un «bene a me e bene pure a te, sempre». Ecco, quindi, la mia buonanotte; a un sigaro offerto e poi tornato, ombrello sotto la pioggia, goduria di vita storta. Oggi a me e domani a te. La fortuna, intendo.
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